Recensione: Metrum Hex NOS DAC

Questa è la recensione del Metrum Hex, uno dei migliori DAC che io abbia ascoltato a oggi.

Lo acquistai un anno fa, dopo aver posseduto l’Octave Mk2 della stessa marca, ed averne apprezzato la morbidezza della resa sonora e il calore. L’Octave offriva un suono saturo, “medioso”, anche se non del tutto sufficiente sulle alte frequenze, col risultato di suonare “spuntato” in alcuni passaggi.

L’Hex riparte dalla stessa impostazione calda, non digitale, presentando caratteristiche tecniche molto superiori, uno schema completamente bilanciato, un ingresso USB con alimentazione totalmente indipendente, e il doppio dei chip industriali adibiti a conversione D/A, rispetto all’Octave (che passano da 8 a 16).

 

Metrum Hex

 

Specifiche tecniche

– Principio di funzionamento: chip industriali non-oversampling ad alta velocità. Configurazione dual mono, 8 Dac per canale in modalità differenziale.
– Alimentazione: tre trasformatori toroidali da 45 VA, ad alimentare la scheda dei DAC, la logica di controllo e l’USB. Regolatore da 18 V
– Interfaccia USB: HiFace 2.0 customizzata con alimentazione interna e isolamento galvanico, riproduzione 44.1-192 kHz
– Slew rate: 35 Volt/µS
– Risposta in frequenza: 1Hz – 20 khz – 2.5 dB 44.1 kHz sampling rate; 1Hz – 65 kHz – 3dB 192 kHz sampling rate.
– Distorsione: 0.03 % THD
– Rumore: -130 dB per output a 2 Volt RMS.

Sistema utilizzato

– Sorgenti: Metrum Hex, Idat44-m, Yulong DA8
– Amplificatori: Amplificatore per Stax KGSS
– Cuffie: Stax SR-007 Mk1, Stax SR-Lambda, Stax SRS-001 Mk2

Impressioni di Ascolto

Il Metrum Hex riesce a suonare “analogico”, come alcuni amano dire, e contemporaneamente a impressionare con un suono realistico, energico, e con una resa tridimensionale marcata.
Il DAC è molto superiore all’Octave. I due offrono una tonalità simile per intensità, ma l’Hex ha molta più energia alle basse frequenze e molta più dinamica, al punto che l’ascolto delle Lambda suona tutto fuorchè “leggero” o troppo “chiaro”, come potrebbe risultare da un DAC troppo digitale, come il Mytek o lo Yulong DA8, che per primi accentuerebbero tali attributi.
Laddove l’Octave ha delle mediobasse eccessive, l’Hex è più lineare ed ha maggiore estensione sulle alte e basse frequenze.
La gamma alta, in particolare, presenta le differenze maggiori tra i due DAC: l’Octave, come dicevo in precedenza, più suonare un po’ “spuntato” (o troppo liscio) e perdere qualcosa in risoluzione, mentre l’Hex offre molta più informazione sonora, una capacità di separare i piani sonori molto maggiore, e un posizionamento nello spazio tridimensionale più evidente. Non lascia mai il feeling di un suono non del tutto realistico, come invece accade con la frequente mancanza di alti nell’Octave.

In maniera simile allo Yulong DA8, l’Hex ricorda un interprete ispirato, un suonatore. Ma è molto più realistico, caldo, e completo dello Yulong: è più trasparente alla musica, mentre lo Yulong conferisce, in confronto, una verve elettrica ed eterea.

Anche passando dalle Stax Lambda alle Omega 2 produce dei risultati positivi: le Omega 2, seppur già più scure rispetto alle Lambda, godono della tonalità dell’Hex e valorizzano molto le capacità tridimensionali del dac. Le Lambda, a diretto confronto, risultano meno sature e più sbiadite; la scelta tra Lambda e Omega è invece molto meno netta utilizzando l’Octave come DAC.

 

 

Le basse frequenze sono l’unica area dove l’Hex viene superato, per esempio, dal Museatex Idat-44 (così come dall’Antelope Zodiac Gold). L’Idat, come tutti gli altri DAC di Museatex, e soprattutto se utilizzato con il cavo coassiale giusto (qui il Belkin Synapse Platinum), produce dei bassi potentissimi, profondissimi, vibranti; ascoltare le Omega 2 con l’Idat e un ampli adeguto (il KGSS è l’entry level) fa letteralmente tremare gli zigomi su brani come Hunter di Bjork. Purtroppo, questa caratteristica manca con l’Hex, nonostante il basso mantenga una buona portata.
Dall’altro lato, rispetto all’Idat, l’Hex offre un suono più ampio, maggior dettaglio ed è lievemente meno focalizzato sulle medie frequenze.

Rispetto all’Eximus DP-1, l’Hex offre un suono più realistico, un livello simile di dettaglio, ma una maggior tridimensionalità e maggior dinamica. Mentre l’Eximus ha un certo focus sulle medioalte, nell’Hex, le medie frequenze, per quanto rimangano molto vivide, sono più omogenee su tutto il range.

Conclusioni

L’Hex è uno dei pochi DAC che ho ascoltato ad offrire un ascolto senza compromessi, assieme all’AMR DP-777, al Lector Digicode 192, e ai Museatex. E’ superiore all’Octave in ogni aspetto, passando da un buon progetto con una discreta personalità, a un prodotto eccezionale.
Ricordo che un altro recensore si è riferito all’Hex con l’appellativo “Octave con caffeina”, e di aver apprezzato la definizione. Tuttavia, il livello di migioramento, e la dinamica dell’Hex, mi hano fatto pensare a un Octave “indemoniato”.
Mentre non mi sentirei di suggerire l’Octave senza riserve rispetto ad alcuni diretti concorrenti, anche nell’usato, posso raccomandare l’Hex come un ottimo un ottimo acquisto nella sua fascia di prezzo (ben più costoso dell’Octave, peraltro), se si cerca un suono che vada verso il vinile, e se non si necessità di riproduzione dei DSD (che l’Hex non permette).